Dopo aver trattato molto brevemente l’origine della porcellana, dell’oro bianco del Settecento ed aver ammirato i pezzi veneziani di Vezzi e Cozzi esposti a Ca’ Rezzonico, oggi in una fredda giornata di dicembre salgo al secondo piano nobile del palazzo cinquecentesco Querini di Santa Maria Formosa.
Estintasi la famiglia con la morte di Giovanni Querini nel 1869, il palazzo oggi è sede di una casa-museo e di una stimata biblioteca, gestite da prestigiosa omonima fondazione.
In una sala un bel tavolo al centro è apparecchiato con un servizio di piatti e bicchieri e 3 tavolini sono addossati alle pareti.
Non pensiamo solo ‘che bella!’ e passiamo oltre, ma cerchiamo di soffermarci ed osservare pezzo per pezzo (dalla transenna).
Uno dei miei pezzi preferiti è il questo
- RINFRESCATOIO
Sul tavolo di sinistra si nota un secchiello ondulato con bicchieri appoggiati a testa in giù.
Quale funzione aveva?
Si tratta di un rinfrescatoio per bicchieri, seau crénelé o verrière.
Riempito di ghiaccio o neve, conteneva i calici, mentre i gambi venivano sostenuti dagli incavi del bordo.
Pare i primi, inglesi, fossero in argento e venissero appoggiati sopra a vassoi in argento.
Se ne scorge un altro sul tavolo.
- RINFRESCATOIO PER GELATO
Sul tavolo di destra notiamo un secchiello con coperchio e manico, era un rinfrescatoio per gelato, seau à glace forme trepied o glacière.
Il seau si componeva di 3 pezzi, il seau vero e proprio con i manici con piedi a forma leonina che poggiano su uno zoccolo di porcellana, una vaschetta interna asportabile detta écuelle ed il coperchio con presa.
Il ghiaccio o la neve veniva messo nel recipiente grande, forse nel coperchio, questo spiegherebbe il bordo alto; sicuramente nel coperchio venivano appoggiati i cucchiai.
Sarebbe interessante trovare una ricetta per un gelato settecentesco!!!
Ce ne è un altro.
Come si mangiava il gelato?
- TAZZE DA GELATO
in una tazza da gelato detta tasse à glace.
Il manico appare più spesso, poggia su una base larga e bassa.
Leggo nel catalogo della bellissima mostra Le porcellane dell’ambasciatore tenutasi tra il 1998 ed il 1999 come il loro multiplo fosse spesso 7. Chissà come mai?
Le tazze poggiano su un tondo vassoio per tazze da gelato ossia plateau pour les tasses à glace, qui con bordo smerlato a 12 cappe poggiante su un piede elevato.
Ci sono 4 vassoi ciascuno con 7 tazze. Li trovate?
Ora decido di guardare meglio il tavolo.
Il tavolo è imbandito per 8 persone.
Nella meta del Settecento inizio Ottocento il servizio ‘alla francese’ viene sostituito da quello ‘alla russa’ o ‘all’inglese’ in cui i commensali si passano i piatti, rimane spazio per decorare il centro tavolo, riempito presto con statuine in biscuit, mentre spariscono i piatti disposti sul tavolo contemporaneamente.
- RINFRESCATOIO PER BOTTIGLIE DA LIQUORE
Intravvedo un rinfrescatoio per bottiglie da liquore seau à liqueur ovale.
Si tratta di un secchiello con pratico tramezzo forato che consentiva di usare una bottiglia senza far scivolare l’altra (talvolta queste partizioni sono mobili).
- SALSIERE
Accanto ai piatti 2 graziosissime salsiere pot à jus.
ALVISE MARIA QUERINI
Come sono arrivate queste chicche a Venezia?
Grazie al padre dell’ultimo Querini, Alvise Maria Querini.
Alvise Maria era il nobile di Francia ossia l’ambasciatore veneziano a Parigi (carica alla quale il padre aveva dovuto rinunciare essendo troppo costosa, dopo essere stato ambasciatore di Spagna).
Tra la fine del 1795 e l’inizio del 1796 assieme alla moglie Maria Teresa Lippomano Alvise Maria (1) aveva acquistato un servizio di almeno 300 pezzi, oggi ci sono pervenuti 243 (o 244?).
Assieme a Maria ‘Marietta’, sposata nel 1790, Alvise Maria era partito nel maggio 1795 con due figli piccoli, il fratello Polo ed un segretario al seguito. Il 22 luglio 1795 era arrivato a Parigi, con stipendio di 600 ducati al mese, un donativo 2500 ducati ed altre centinaia di ducati per coperte, forziere e affitto.
I tempi erano agitati; si era presentato nello stesso mese al Direttorio, nel gennaio del 1796 segnalava i preparativi bellici francese antiaustriaci in territorio italiano.
Al momento della caduta di Venezia si trovava ancora a Parigi, il 17 maggio 1797 gli venne intimato entro 3 giorni di partire, oramai senza più missione, essendo venuto a mancare il governo che rappresentava.
E’ conservato il Livré par la Manufacture Nationale des Porcelaines de Sèvres, in cui sono elencati i pezzi, i gruppi, le figure ed i piccoli vasi di biscuit ordinati da Alvise nonché il loro costo.
Li acquistò tra il dicembre 1795 ed il 1796.
Alvise pagò 17000 livres, metà pagati ‘en louis d’or le jour de la commande’, il doppio del costo effettivo, ci rimise almeno 6000 …
Ora guardate a destra sul tavolo a parete e noterete davanti al secchiello per il gelato un piattino rettangolare, un ravier forme bateau. Sapete cosa è?
Tornate con gli occhi al tavolo, le riconoscete le zuccheriere, i vasetti per la marmellata, le burriere?
In una visita potremmo parlare diffusamente anche della manifattura d Sèvres nata nel 1740 a Vincennes, spostata poi nel 1756 a Sèvres per volere di Madame Pompadour, dell’evoluzione del marchio (dal monogramma reale doppia l incrociata, alla corona sulle l incrociate, poi dal 1793 al monogramma con la parola Sèvres e R.F. République Francaise) e della pasta tenera e dura.
Vi aspetto!
Fiona Giusto
Nota
- Aveva studiato a Murano ed aveva coltivato fin da giovane la passione per il teatro.
Venne scelto dal padre e dal nonno tra i vari fratelli, come consuetudine della nobiltà veneziana, per portare avanti la stirpe.
Il fratello Andrea Maria in una lettera ad un altro fratello scrive che è ‘paziente e saprà sopportare con flemma il matrimonio’ e che il nonno Andrea Domenico (Andrea Domenica, senatore, camerlengo, inquisitore di Stato, sostenitore di Andrea Tron) era contento della soluzione ed il figlio Zuanne Antonio (padre di Andrea Maria ed Alvise) era pur contento ed i fratelli avevano dato il bene placet.